Networks of flows and informations. A re-STRUCTURING grid connecting and adjusting the river.

Il sistema Tevere risulta essere la spina dorsale della città in quanto l’attraversa da NORD a SUD, dividendo Roma in due parti.

I flussi riconoscibili sono 4: automobilistico, pedonale, ciclistico e nautico, dislocati su livelli differenti. Più in alto troviamo quello automobilistico e pedonale del livello stradale, in basso un percorso ciclopedonale affiancato da quello sul fiume vero e proprio, questi sono di fatto completamente separati tra loro.

I flussi sono tangenti al Tevere come logico che sia e sono rigidissimamente strutturati in questa direzione.

Sarebbe interessante pensare di rompere la monotonia dello schema, composto da linee rette che non si incrociano tra loro, creando una serie di intrecci, che colleghino da un lato all’altro del fiume. Nel passare da una parte a l’altra si può costituire un sistema di dighe o di sistemi di regolazione dell’acqua, in maniera da affrontare il problema delle esondazioni che proibiscono l’accesso alla banchina durante molti mesi dell’anno.

Il movimento dell’acqua può essere utilizzato per dare energie a una sistema di illuminazione, si può ipotizzare un illuminazione fissa per i percorsi pedonali e una sensibile al movimento per quelli ciclistici. L’illuminazione notturna sarà tanto intensa quanto intensa è la vita in città.

Una rete di flussi sovrapposta e interagente con quella esistente, una rete composta da persone e movimenti che invadano il sistema del fiume in modo da entrarne a far parte.

A Manifesto for an Architecture of Information ___________ NEW SUBSTANCES INFORMATION TECHNOLOGY AND THE RENEWAL OF ARCHITECTURE di Antonino Saggio

La natura cui questa concezione del paesaggio guarda non è più quella floreale o liberty o neanche quella dei maestri dell’organicismo. È diventata molto più complessa, molto più cattiva, molto più “nascosta”, come diceva già Eraclito, ed è sondata anche dagli architetti con occhio anti romantico attraverso i formalismi nuovi della scienza contemporanea (i frattali, il dna, gli atomi, i salti di un universo che si espande, il rapporto tra vita e materia). Insomma la categoria della complessità. Nascono in questo contesto le figure dei flussi, dell’onda, dei gorghi, dei crepacci, dei cristalli liquidi e la Fluidità diventa parola chiave. Descrive il costante mutare delle informazioni e mette l’architettura a confronto con le frontiere di ricerca più avanzate dalla biologia all’ingegneria alle nuove fertili aree di sovrapposizione come la morfogenesi, la bioingegneria eccetera.

“Un fatto interessante è che il superamento dei vecchi diktat di coerenza, di organicità, di unitarietà nei casi più riusciti porta un maggior successo proprio della tanto osannata funzionalità. Infatti rompendo i diktat si “liberano” le diverse componenti dell’architettura e si cerca spesso riuscendoci di trovare una più aderente e piena risoluzione a ciascuna delle componenti in gioco.”

Antonino Saggio, Nuove sostanze. L’Informatica e il rinnovamento dell’architettura. Un manifesto per un’architettura dell’informazione

Le economie incerte dei paesi e la possibilità di un continuo flusso di informazioni dovuto a un enorme sviluppo delle tecnologie, fa si che l’architettura oggi può e deve svilupparsi da qualsiasi disciplina o quasi. Non è più architettura e basta ma è legata a più campi come: la musica, la scienza, la tecnologia, le arti plastiche e figurative ecc. Non è più isolata nel suo perfetto funzionalismo, oggi deve reinterpretare e reintrodurre significati e valori che vadano di pari passo con l’esperienza umana o si andrebbe contro il progresso stesso.

“Oggi l’assoluto viene scalzato dal relativo e dall’interattivo. Invece che con sistemi stabili, noi lavoriamo con sitemi dinamici. Invece che con programmi semplici e chiari, noi ci impegnamo con programmi diversi e contingenti. Piuttosto che con precisione e esatezza, noi lavoriamo con metodi incrociati intermittenti e sistemi combinabili. Il dinamico e l’interattivo sono qualità dell’architettura contemporanea che la contraddistinguono da quella classica e dalla purezza funzionale moderna. Noi oggi, dopo decenni di storicismo migliorativo, desideriamo ardentemente un architettura integrale piuttosto che empirica, profonda piuttosto che ampia, vogliamo un architettura che inspiri l’anima.”

Steven Holl, Parallax, Princeton Architectural Press, New York 2000.

ITCAAD_PLAYING ZONE:

  1. A cosa è dovuta la rottura con il movimento moderno?

    -All’evoluzione tecnologica del calcestruzzo

    -Alla costruzione dell’Opera House a da parte di Utzon

    -All’entrata in gioco dell’informazione come parametro nell’architettura

  2. In che maniera la funzione è modellatrice?

    -attraverso la creazione di dati

    -attraverso l’applicazione di convenzioni ai dati

    -attraverso promozioni pubblicitarie di nuovi modelli

  1. Chi è più moderno fra?

    -Brunelleschi

    -Saarinen

    -LeCorbusier

  2. Cosa si intende per crisi?

    -una crisi delle vecchie tecnologie

    -una spinta dinamica all’innovazione

    -una crisi socio-politico-culturale

  3. Cos’è un paesaggio?

    -il complesso di elementi caratteristici di una zona determinata.

    -una forma di rappresentazione

    -non è

“Sembra quasi che la ricetta di Saarinen con il suo “A ogni progetto una soluzione” sia adottata addirittura da colui che era stato il più grande teorico della nuova architettura”. A. Saggio

Lo sviluppo della tecnologia del cemento armato negli anni del dopoguerra va di vari passo con lo sviluppo della professione dell’ingegnere. Una nuova presa di coscienza, trasforma questi tecnici in nuovi scienziati, così tanto illuminati da eliminare totalmente quella netta linea separatrice fra arte e scienza e da far sembrare futile ogni discussione sulla differenza fra ingegneria e architettura.

Di fatto è l’approccio alla materia che cambia, se prima la scienza ingegneristica era utilizzata per verificare soluzioni in precedenza pensate, ora è utilizzata per dare forma a nuove intuizioni. Il problema non è più impostato su una serie di dati da verificare ma consiste in una serie di ipotesi da fare affinché si raggiungano i dati finali del problema. Un vero e proprio processo al contrario.

Questo permetterà a molti ingegneri di poter dimostrare quanto siano eclettici uscendo fuori dalla rigida griglia miesvanderiana, promotrice dell’assolutezza e l’oggettività dello spazio, macchina in cui tutto funziona e assolve uno specifico scopo.

Uno dei personaggi chiave nello sviluppo di questa nuova concezione fu Eero Saarinen, romantico finlandese nella terrà delle opportunità che, fatto tesoro degli insegnamenti del padre Eliel Saarinen e della sua concezione di edificio inteso come oggetto in relazione al contesto urbano e alle forze e alle relazioni che lo caratterizzano, elabora la sua rivoluzionaria TEORIA DELLA RELATIVITA’.

PER OGNI PROGETTO UN IDEA. LA SOSTITUZIONE DELLA SOGGETTIVITA’ ALL’OGGETTIVITA’.

L’atteggiamento di Saarinen è quello di una continua dialettica tra problema e idea, interpretabile come un gioco tra crisi e modernità che lo porta a la capacità di sviluppare un progresso ideologico e formale. Convinto della sua idea manda il suo messia nel mondo facendo vincere al concorso per l’Auditorium di Sydney Jorn Utzon giovane e coraggioso architetto capace di ridare alla parola simbolo un accezione positiva dopo i lunghi anni di guerra in cui politiche dittatoriali hanno caratterizzato il mondo.

L’Opera House di Sydney è lo “Squarcio sul velo di Maya”, l’esaltazione delle manifestazioni sociali, della soggettività, dell’importanza della forma di fronte alla funzione in un mondo che si stava avviando verso un processo di globalizzazione in cui la comunicazione è lo strumento più importante.

La potenza di questa inversione di rotta è visibile nel cambio di direzione (assolutamente consapevole) di Le Corbusier in questa storia forse il personaggio più moderno e progressista di tutti e lo dimostra con il suo padiglione Philips dalla poetica totalmente differente di villa Savoy macchina perfetta del funzionalismo. Le Corbusier non va contro i suoi principi in questo modo ma anzi si rivela estremamente coerente con la sua idea di architettura, che deve rispondere alla contemporaneità, interrogarsi sui bisogni sociali dell’uomo ed essere costruita a misura di quest’ultimo. Altro esempio di questa presa di coscienza, nei nostri giorni, può essere fatto attraverso l’analisi di due opere di Renzo Piano, architetto contemporaneo, che passa dal progettare un edificio come il Centre Pompidou, esaltazione della macchina e della funzione, a uno come il NEMO, metafora di una nave incagliata nel porto di Amsterdam, esaltazione della forma. L’architettura identificandosi con l’uso lo significa e diventa quindi un significato; ma, al contempo, esprimendo dei rapporti umani mediante una forma, li disegna diventando un simbolo.

ghirri-luigi-mostra-maxxi-roma09jpg

ghirri-luigi-mostra-maxxi-roma

Commento lezione “Il ruolo strutturale della Informazione” 2 Marzo

Seguendo l’evoluzione negli anni del mango si è capito che la quota informazione di un prodotto sta acquisendo sempre più importanza. Entrati ormai nella terza era, quella dell’informazione, molti possibili contadini o manovali sono diventati informatori o sistematori di informazioni o gestori di macchine informatrici. Nella stessa era un’altra significativa evoluzione è in corso, il passaggio dalla necessità oggettiva, ormai raggiunta in quasi tutti i campi alla necessità soggettività. Ciò implica il bisogno di sempre più informazioni. Per ovviare in maniera sempre più efficace a questo un certo gruppo di uomini decise di inventare una forza superiore che potesse correre in aiuto all’umanità, GOOGLE.

E IL SESTO GIORNO L’UOMO CREO’ DIO.

GOOGLE è ONNIPOTENTE, ONNIPRESENTE, ONNISCENTE, INTELLIGENTE, INFINITO, INVINCIBILE, io aggiungo VEGGENTE, o SOGGETTIVAMENTE VEGGENTE.

35658-450x-a_8

google-suggerimenti-15

Posso disattivare Completamento automatico?

No. La funzione Completamento automatico è integrata nella Ricerca Google per consentirti di eseguire ricerche in modo più facile e veloce. (da https://support.google.com/websearch/answer/106230?hl=it)

E dopo aver fatto un giro in paradiso butto giù un’altra domanda: Il vero Dio è l’uomo che lo crea? o è il Dio stesso che potenziandosi sempre più (grazie all’uomo) lo prevarica?

La storia ruota intorno all’attrice Elaine Joyce, che si domanda se prima o poi finirà per essere rimpiazzata dalle macchine. Un supercomputer dal futuro dotato di intelligenza artificiale intona, con la voce del veterano di Hollywood Joseph Campanella, “siamo sulla soglia di una bellissima collaborazione.”

CRISI, MODERNITA’ E INFORMATION TECHNOLOGY

Leggo l’articolo del Proff. Antonino Saggio sul “L’architetto” sullo schermo del  mio computer nell’aula G14 della nostra facoltà, il che è significativo.

Immediatamente mi ritrovo immersa a cercare mille definizioni e articoli, tra mille schede aperte di Google.

Bisogna fare un po’ di ordine, cercare di formulare un discorso che abbia la sua logica.

Gli anni al liceo scientifico hanno contribuito a sviluppare la capacità o l’incapacità di formulare nella mia testa ragionamenti schematici e sintetici.

2+2=4

POSTULATO n° 1:

LA CRISI E’ LA CONDIZIONE NECESSARIA E SUFFICIENTE AFFINCHE’ ESISTA LA MODERNITA’.

Se non esistesse la crisi, intesa come elemento di rottura rispetto a una condizione precedente, non esisterebbe la necessità di superarla e quindi il progresso, inteso come momento in cui la crisi è superata e la modernità, atteggiamento propositivo nel superamento della prima, è compiuta. Il progresso sottintende un salto in avanti nel tempo, essendo per definizione conseguente alla crisi. Se non esistesse non si potrebbe parlare di scorrere del tempo e di tutti i concetti derivati quali l’evoluzione stessa.

POSTULANO n°2:

LA CRISI E DI CONSEGUENZA LA MODERNITA’ SONO ESSENZIALI ALL’EVOLUZIONE.

Mi fermo su una piccola riflessione personale, un esempio così, giusto per applicare qualcosa di concreto a un ragionamento apparentemente così astratto, butto giù uno schema.

Schema

Continuando a ragionare sugli argomenti proposti dal professore in questi termini, cerco la definizione di INFORMATION TECHNOLOGY:

“L’IT, sigla di Information Technology, indica l’uso della tecnologia nella gestione e nel trattamento dell’informazione, specie nelle grandi organizzazioni. In particolare l’IT riguarda l’uso di apparecchi digitali e di programmi software che ci consentono di creare, memorizzare, scambiare e utilizzare INFORMAZIONI nei più disparati formati.”

Leggo le cose dette in aula: il dato segna un cambiamento rispetto a una condizione precedente, penso all’ esempio del punto su un foglio in partenza bianco, esso, per essere tale, è definito da una convenzione. L’applicazione di quest’ultima al suddetto dato è l’informazione, intesa come modellatrice. Il modello finale è  conseguentemente l’espressione dell’informazione stessa.

Perciò l’ INFORMATION TECHNOLOGY, in quanto tecnologia in grado di gestire le informazioni, va intesa come una nuova maniera per costituire modelli, nel nostro caso per costruire nuovi modelli architettonici, definiti da nuove convenzioni e dati mutevoli nel tempo, informazioni appunto.

L’ utilizzo di tecnologie come ARDUINO, di nuovi materiali e nanotecnologie, che possano rispondere in tempi brevissimi ai cambiamenti lanciando continue informazioni, crea nuovi modelli variabili nell’immediato, (Materiali che cambiano forma a seconda della temperatura o luci che si possano spegnere e accendere al passaggio di una persona) cambiando così il concetto di architettura e di modernità forse avviata verso un processo di cambiamento permanente (crisi permanente o modernità permanete?!), un processo dinamico, dove il concetto di temporaneo si vada perdendo in quello di stabile, in continua ridefinizione.

__Nella speranza che non ci siano più FEDORA__

“Al centro di Fedora, metropoli di pietra grigia, sta un palazzo di metallo con una sfera di vetro in ogni stanza. Guardando dentro ogni sfera si vede una città azzurra che è il modello d’un’altra Fedora . Sono le forme che la città avrebbe potuto prendere se non fosse, per una ragione o per l’altra, diventata come oggi la vediamo. In ogni epoca qualcuno, guardando Fedora qual era, aveva immaginato il modo di farne la città ideale, ma mentre costruiva il suo modello in miniatura già Fedora non era più la stessa di prima, e quello che fino a ieri era stato un suo possibile futuro ormai era solo un giocattolo in una sfera di vetro. Fedora ha adesso nel palazzo delle sfere il suo museo: ogni abitante lo visita, sceglie la città che corrisponde ai suoi desideri, la contempla immaginando di specchiarsi nella peschiera delle meduse che doveva raccogliere le acque del canale (se non fosse stato prosciugato), di percorrere dall’alto del baldacchino il viale riservato agli elefanti (ora banditi dalla città ), di scivolare lungo la spirale del minareto a chiocciola (che non trovo più la base su cui sorgere). Nella mappa del tuo impero, o grande Kan, devono trovar posto sia la grande Fedora di pietra sia le piccole Fedore nelle sfere di vetro. Non perché tutte ugualmente reali, ma perché tutte solo presunte. L’una racchiude ciò che è accettato come necessario mentre non lo è ancora; le altre ciò che è immaginato come possibile e un minuto dopo non lo è più. ”

Le città invisibili, Italo calvino.